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Dal fango al vento
Contadini, aristocratici, temerari piloti, semplici soldati: la storia dei primi aeroplani e dei primi aviatori italiani, al di là della leggenda e della propaganda, scritta da Fabio Caffarena, docente di Storia Contemporanea all'Università di Genova.

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I primi Assi della Grande Guerra erano solo nobili, aristocratici, alto-borghesi? No!
Molti erano contadini, falegnami, operai, impiegati, che divennero aviatori per caso, per passione, o per evitare le trincee. Sono i protagonisti di un "decollo" sociale che può essere considerato un aspetto della modernità di cui il conflitto fu portatore. Sono storie molto interessanti dal punto di vista storico, che delineano un cambiamento sociale determinato dal conflitto in corso e dal nuovo mezzo, che dava delle nuove possibilità. Era anche un "salto" sociale, dal momento che, requisito indispensabile per entrare in aviazione, era il saper leggere e scrivere e passare la visita all'Ufficio Ricerche Psicofisiologiche che attestavano se si avevano i "nervi saldi", cioè un'"emotività debole", quello che adesso chiameremmo "essere in possesso di doti psicoattitudinali", più un fisico idoneo, e cioè assenza o quasi di difetti fisici e di vizi quali fumo o assunzione di alcool, che in quei periodi erano normali.
L'Aviazione, gli aerei, e i piloti sono quindi visti sotto un'angolazione totalmente nuova e altamente documentata. Molto spazio viene comunque dato anche alla parte che riguarda gli aerei come "attrazioni alate", le manifestazioni aeree pre e post conflitto bellico, e i personaggi che le animarono. Non si può non parlare di Gabriele D'Annunzio o di Henry Farman o Glenn Curtiss. Veramente un bellissimo "excursus" dal Fango al Vento.
Testo in italiano - Foto in b/n - Pagg. 206.